Geremia 38
Reading Time: 3 minutes Listen Online
Geremia gettato in una cisterna
1 Sefatia figlio di Mattan, Ghedalia figlio di Pascur, Iucal figlio di Selemia, e Pascur figlio di Malchia, udirono le parole che Geremia rivolgeva a tutto il popolo, dicendo: 2 «Così parla il SIGNORE: "Chi rimarrà in questa città morirà di spada, di fame, o di peste; ma chi andrà ad arrendersi ai Caldei avrà salva la vita; la vita sarà il suo bottino, e vivrà". 3 Così parla il SIGNORE: "Questa città sarà certamente data in mano dell'esercito del re di Babilonia, che la prenderà"».
4 I capi dissero al re: «Quest'uomo sia messo a morte, poiché rende fiacche le mani degli uomini di guerra, che rimangono in questa città, e le mani di tutto il popolo, tenendo loro tali discorsi; quest'uomo non cerca il bene, ma il male di questo popolo». 5 Allora il re Sedechia disse: «Ecco, egli è in mano vostra; poiché il re non può nulla contro di voi». 6 Allora essi presero Geremia e lo gettarono nella cisterna di Malchia, figlio del re, che era nel cortile della prigione; vi calarono Geremia con delle funi. Nella cisterna non c'era acqua ma solo fango, e Geremia affondò nel fango.
7 Ebed-Melec, etiope, eunuco che stava nel palazzo del re, udì che avevano messo Geremia nella cisterna. Il re stava allora seduto alla porta di Beniamino. 8 Ebed-Melec uscì dalla casa del re e parlò al re, dicendo: 9 «O re, mio signore, quegli uomini si sono comportati male in tutto quello che hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna; egli morirà di fame là dov'è, poiché non c'è più pane in città». 10 Il re diede quest'ordine a Ebed-Melec, l'Etiope: «Prendi con te trenta uomini di qui e tira su il profeta Geremia dalla cisterna prima che muoia». 11 Ebed-Melec prese con sé quegli uomini, entrò nella casa del re, sotto il Tesoro; prese di là dei pezzi di stoffa logora e dei vecchi stracci, e li calò a Geremia, nella cisterna, con delle funi. 12 Ebed-Melec, l'Etiope, disse a Geremia: «Mettiti ora questi pezzi di stoffa logora e questi stracci sotto le ascelle, sotto le funi». Geremia fece così. 13 Quelli tirarono su Geremia con delle funi e lo fecero salir fuori dalla cisterna. Geremia rimase nel cortile della prigione.
Geremia a colloquio da Sedechia
14 Allora il re Sedechia mandò a prendere il profeta Geremia e se lo fece condurre al terzo ingresso della casa del SIGNORE; il re disse a Geremia: «Io ti domando una cosa; non mi nascondere nulla». 15 Geremia rispose a Sedechia: «Se te la dico, non è forse certo che mi farai morire? Se ti do qualche consiglio, non mi darai ascolto». 16 Il re Sedechia giurò in segreto a Geremia, dicendo: «Com'è vero che il SIGNORE, il quale ci ha dato questa vita, vive, io non ti farò morire e non ti darò in mano di questi uomini che cercano la tua vita». 17 Allora Geremia disse a Sedechia: «Così parla il SIGNORE, Dio degli eserciti, Dio d'Israele: "Se tu vai ad arrenderti ai capi del re di Babilonia, avrai salva la vita; questa città non sarà data alle fiamme, e vivrai tu con la tua casa; 18 ma se non vai ad arrenderti ai capi del re di Babilonia, questa città sarà data in mano ai Caldei che la daranno alle fiamme, e tu non scamperai dalle loro mani"». 19 Il re Sedechia disse a Geremia: «Io temo quei Giudei che si sono arresi ai Caldei. Che io non abbia a esser dato nelle loro mani, e che essi non mi maltrattino!» 20 Ma Geremia rispose: «Tu non sarai dato nelle loro mani. Ti prego! Ascolta la voce del SIGNORE in questo che ti dico: tutto andrà bene per te, e tu vivrai. 21 Ma se rifiuti d'uscire, ecco quello che il SIGNORE mi ha fatto vedere: 22 tutte le donne rimaste nella casa del re di Giuda saranno condotte fuori ai capi del re di Babilonia; e queste donne diranno: "I tuoi amici ti hanno incitato, ti hanno vinto; i tuoi piedi sono affondati nel fango, e quelli si sono ritirati". 23 Tutte le tue mogli con i tuoi figli saranno condotte ai Caldei; tu non scamperai dalle loro mani, ma sarai preso e dato in mano del re di Babilonia, e questa città sarà data alle fiamme». 24 Sedechia disse a Geremia: «Nessuno sappia nulla di queste parole, e tu non morirai. 25 Se i capi odono che io ho parlato con te e vengono da te a dirti: "Dichiaraci quello che tu hai detto al re; non ce lo nascondere, e non ti faremo morire; e il re che ti ha detto?", 26 rispondi loro: "Io ho presentato al re la mia supplica, che egli non mi facesse ritornare nella casa di Gionatan, per morirvi"».
27 Tutti i capi vennero da Geremia e lo interrogarono; ma egli rispose loro secondo tutte le parole che il re gli aveva comandate, e quelli lo lasciarono in pace, perché la cosa non si era divulgata.
28 Geremia rimase nel cortile della prigione fino al giorno che Gerusalemme fu presa.
Capitolo precedente Capitolio successivo
Post del blog
In questo capitolo, Geremia ha a che fare con l'ultimo re di Giuda, Sedechia, poco prima dell'11° anno del suo regno, Nabucodonosor tornò a Gerusalemme, bruciò la città e il tempio, prese il popolo prigioniero, incluso Sedechia (vedi capitolo 52).
Ieucal (il suo nome abbreviato, Iucal) (v. 1) e altri, Sefatia, Ghedalia e Pascur sentirono ciò che Geremia stava dicendo che se fossero andati dai babilonesi sarebbero sopravvissuti, ma se non l'avessero fatto, sarebbero morti di spada (v. 2). Resistendo, la città sarebbe certamente stata data a Babilonia. Questo era il messaggio del Signore (v. 3). Tuttavia, quei capi incluso Ieucal, che precedentemente aveva chiesto a Geremia di pregare per il re, erano scettici della Parola di Dio. Chiesero al re di mettere l'uomo di Dio a morte (v. 4). Veniva visto come un nemico pubblico numero uno. Sedechia prese l'approccio di Ponzio Pilato e lasciò che decidessero loro del destino di Geremia, contrariamente alla sua promessa a Geremia (v. 5). Quindi essi gettarono Geremia nella cisterna vuota nel cortile della prigione. La cisterna aveva molto fango sul fondo e Geremia ci affondò dentro (v. 6).
Fu qui che nacque Lamentazioni 3 «Mi ha circondato di un muro, perché non esca» (Lamentazioni 3:7). Tuttavia, un uomo compassionevole verso le sofferenze degli altri, un etiope, che era un eunuco che lavorava per Sedechia nel palazzo, sentì che avevano messo Geremia in quella cisterna (v. 7). Ebed-Melec fu toccato nel cuore e corse alla stessa porta dove Geremia aveva avuto problemi con la guardia segreta la prima volta, la porta di Beniamino (v. 7), ed entrò per vedere il re (v. 8). Disse al re che gli uomini avevano intenzioni malvage e che se non si fosse fatto qualcosa, Geremia sarebbe morto perché non aveva pane e acqua (v. 9). Il re si convinse e lo mise a capo di trenta uomini per andare a far uscire Geremia dalla cisterna (v. 10). Ebed-Melec andò a prendere dei pezzi di stoffa vecchi da usare come corde per sollevare comodamente Geremia dalla cisterna (v.11, 12). Così Geremia fu tirato fuori e rimase nel cortile della prigione (v.13).
Poi re Sedechia fece portare Geremia al terzo ingresso della casa del Signore. Il re lo incontrò lì e chiese di nuovo cosa sarebbe successo (v. 14). Geremia fu franco con il re, ma sapeva che se gli avesse detto la verità l'avrebbe ucciso, e se gli avesse consigliato come risolvere i problemi che aveva davanti, non avrebbe ascoltato (v. 15).
Segretamente il re giurò a Geremia che non l'avrebbe ucciso. Non l'avrebbe neanche ridato nelle mani degli uomini che volevano ucciderlo (v. 16). Geremia ripeté lo stesso messaggio di prima, che se Sedechia si fosse arreso ai babilonesi sarebbe sopravvissuto e la città non sarebbe stata bruciata (v. 18). Sedechia disse che aveva paura che i giudei che erano andati dai babilonesi l'avrebbero ucciso, ma Geremia gli garantì che non avrebbero fatto niente del genere (v. 19-20).
Se si fosse arreso ai babilonesi, sarebbe andato tutto bene, altrimenti, le sue mogli e i suoi figli sarebbero stati dati ai capi babilonesi e la città sarebbe stata data alle fiamme (v. 21-23). Invece di seguire le istruzioni di Geremia da parte di Dio, Sedechia gli chiese che «nessuno sappia nulla di queste parole» (v. 24). Sedechia lo minacciò di morte se avesse aperto la bocca e detto a qualcuno di questo, ma se avesse tenuto per sé il messaggio, «tu non morirai».
Il re diede a Geremia un modo per restare fuori dalle mani dei capi che volevano ucciderlo. Dato che la visita del re era privata, Geremia doveva dire loro che aveva chiesto al re di non essere rimesso nella prigione (v. 25-26). Quindi quando i capi vennero a chiedere a Geremia della conversazione che aveva avuto con il re, gli disse solo della supplica (v. 27). Così Geremia fu in grado di restare nel costrile della prigione fino al giorno della cattura di Gerusalemme (v. 28).
«Caro Dio,
fai che quando la tua parola sta avendo un impatto su di noi, agiamo secondo le sue richieste per noi e non cerchiamo di schivare, modificare, evitare e negare il suo ruolo contemporaneo per la nostra vita, come fece Sadechia. Amen».
Koot van Wyk
Kyungpook National University
Sangju, Corea del sud